Monouso o lavabili?
Ogni sederino ha il suo pannolino!
Tre figli e tre marche diverse: forse perché i tempi cambiano e le tecnologie anche. Sono cambiati i bambini, insieme al loro tipo di pelle, alle loro singolari abitudini e al loro singolare modo di far pipì e pupù.
Al momento sul mercato ci sono tre tipologie di pannolini: i monouso tradizionali, i monouso compostabili e i lavabili.
Oggi c'è una progressiva tendenza a demonizzare i pannolini tradizionali: essi non sono biodegradabili, rappresentano tonnellate di rifiuti che impiegheranno
400 anni a degradare. Senza contare l'impatto ambientale che ha la loro produzione, visto il consumo di acqua e di materie prime non rinnovabili, l'emissione di gas serra, l'impiego di sostanze derivanti dal petrolio per renderli impermeabili e l'uso del cloro per sbiancarli.
Il loro vantaggio sta nel prezzo e nella praticità del loro utilizzo.
L'alternativa più gettonata è rappresentata dai pannolini lavabili. Ce ne sono di diverse marche e modelli.
Ne esistono di composti (mutandina impermeabile, inserto assorbente e velina), oppure tutto in uno (a cui va aggiunta comunque la velina).
Ci sono case che diversificano in tre taglie diverse, altre che offrono la taglia unica, così da effettuare un solo acquisto che durerà fino al vasino.
Economicamente occorre un investimento iniziale che può essere importante, ma sarà ampiamente ammortizzato nei tre anni circa di utilizzo dei pannolini.
Le perplessità che ho su questa scelta sono:
- Per esperienza so che la taglia più piccola del pannolino lavabile è comunque troppo grande per il neonato.
- L'aggiunta della velina ha senso nell'ottica di raccogliere le feci e gettarle a parte: come si gestiscono i mesi di puro allattamento in cui le feci sono solitamente liquide?
- Scelto un modello con una chiusura a velcro importante (necessaria per non vedere scivolare via la mutandina), la chiusura resta rigida sul pancino del piccolo.
- Sono assorbenti quanto un pannolino tradizionale? Leggendo le opinioni altrui mi sono fatta l'idea che vadano cambiati piuttosto spesso, quindi c'è la necessità di averne una certa scorta.
- Leggendo le opinioni di altre mamme, ho capito che anche nella scelta del pannolino lavabile vigono le stesse problematiche di confort e vestibilità soggettive del bambino, così da dover provare con cautela anche diverse marche prima di trovare quella adatta al proprio bambino. Se non si ha la fortuna di incappare nel pannolino giusto al primo colpo, la ricerca può diventare dispendiosa.
- Come si gestisce il cambio fuori casa? Occorre conservare l'inserto o l'intero pannolino pieno di escrementi fino alla lavatrice?
- Pare che la parte assorbente coi lavaggi assorba sempre meno, fino a dover essere sostituita con una nuova (da acquistare).
- Pare che per renderli più assorbenti occorra aumentare il numero di pezze, rendendo il bambino infagottato nel suo pannolino.
- Pare che l'odore di pipì (pur essendo santa!) riconduca a "un sottopassaggio della metropolitana".
- Pare che se indossati bene non producano fuoriuscite di pipì, ma che il sederino resti in ammollo per bene.
- Pare che non in tutti scongiurino gli arrossamenti.
- I pannolini lavabili vanno lavati, ciò significa: energia elettrica per il funzionamento della lavatrice, impiego di acqua, impiego di detersivo. Inoltre occorre che si asciughino: in inverno, nelle giornate di pioggia, quanti cambi occorrono per soddisfare il fabbisogno giornaliero? Siamo sicuri che anche il pannolino lavabile non inquini? Certamente non inquina in modo così evidente quanto un pannolino tradizionale, ma non sono certa che sia totalmente innocuo. In rete ho trovato un documento che avvalora la mia perplessità, è redatto da una casa produttrice di pannolini tradizionali, quindi si può pensare che sia di parte, così come si può pensare che siano di parte gli studi che sostengono l'utilizzo dei pannolini lavabili.
- Forse una scelta possibile può essere quella di integrare pannolino lavabile e pannolino monouso...
- Non conoscendo nessuno che usi pannolini lavabili, lascio un'itervista trovata in rete (clicca qui).
Infine esistono i pannolini
monouso compostabili. Sono prodotti con amido di mais, privi di cloro e derivati petroliferi. Ne esistono di
diverse marche e, a seconda della casa produttrice, varia la percentuale di biodegradabilità. Essi sono detti compostabili, ma leggendo le
varie recensioni, non è esattamente così. Infatti, poiché non sono degradabili totalmente, devono essere gettati nell'indifferenziata, a meno che il Comune di residenza non gestisca diversamente il loro smaltimento. In ogni caso, anche se continuano ad arrivare in discarica come i pannolini tradizionali, il loro smaltimento ha un impatto ambientale decisamente più basso, poiché si degradano quasi totalmente in un tempo minore.
Le mie perplessità:
- il mais da cui si ricava l'amido di mais viene da agricoltura intensiva?
- quanto fertilizzante chimico si è usato per la produzione del mais?
- quanti insetticidi chimici si sono usati per sconfiggere i parassiti del mais?
- i prodotti chimici usati, sono penetrati nel terreno fino ad inquinare le falde acquifere?
- il mais è coltivato su suoli sottratti dalle multinazionali alle popolazioni indigene?
- quanta acqua occorre per irrigare il campo di mais?
- l'acqua proviene da un fiume deviato a danno delle popolazioni indigene?
- in termini di ecosostenibilità, qual'è l'impatto per l'estrazione dell'amido di mais e quale l'impatto della produzione del pannolino?
...perché non basta dire che è ecosostenibile in quanto biodegradabile.
Infine le note contro evidenti: il prezzo e l'inferiore capacità di assorbimento.
Detto ciò, ritengo che l'azione più ecosostenibile che possiamo fare è limitare l'uso dei pannolini introducendo il vasino appena possibile.
Una curiosità: da tempo si parla di un'azienda (
Fater SpA) in possesso della tecnologia adatta al riciclo dei pannolini monouso tradizionali. Pare che apra un impianto pilota in Veneto nel 2014.
Adesso tocca a te: dimmi che pannolino vuoi e ti dirò chi sei!
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