C’era
una volta Dio…
“…ma chi è Dio?”
…mmmh…
Dio è un omone grande grande, dai capelli molto lunghi e la barba lunghissima
tutta bianca, ha il volto appena un po’ rugoso perché non è giovanissimo, ha
gli occhi azzurri, di un azzurro trasparente, quasi come il cielo al principio
di certe giornate terse, e indossa una veste bianca, morbida come la seta, con
cui avvolge tutta la Terra.
“…e cosa fa Dio?”
Dio
ci osserva e… prega.
C’era,
dunque, una volta Dio intento ad osservare cosa facessero alcune biglie
capitate per caso in un laghetto sulla Terra…
“Come c’erano finite le
biglie sulla Terra?”
Non
lo so, amore, c’erano cadute…
“Cadute dal cielo?”
Non
lo so, forse erano cadute dal cielo.
“Allora ce le aveva fatte
cadere Dio?”
Non
lo so… forse è lui che ce le ha messe, o forse gli sono cadute, o forse sono
arrivate da qualche altra parte, ma noi siamo certi di due sole cose: le biglie
erano in un laghetto della Terra e Dio le guardava con grande interesse.
“E cosa facevano le biglie
nel laghetto?”
Queste
biglie erano un po’ strane, avevano in sé dei poteri quasi magici: erano capaci
di trasformarsi!
“E in che cosa?”
In
moltissimi anni, queste biglie sono state capaci di diventare pesci, alberi,
insetti, fiori, uccelli, leoni, scimmie e… noi.
“E come hanno fatto?”
Ci
sono riuscite perché sono un po’ magiche… hanno saputo trasformarsi per vivere
sempre meglio nel posto in cui si trovavano, quindi, se si trovavano nel mare
si sono trasformate in pesci, in molti tipi di pesci, per farsi compagnia e per
rendere il mare un posto ricco di vita.
Alcune
dal laghetto si sono spostate sulla terra ferma e si sono trasformate in
animali, tanti tipi di animali, per farsi compagnia e per rendere la Terra un
posto pieno di vita.
“Ma mamma, gli animali si
rincorrono e si mangiano fra di loro…”
E’
vero: le biglie si sono trasformate, ma non lo hanno fatto per esistere solamente,
lo hanno fatto per diffondere la vita sulla Terra e non hanno trovato altra
soluzione che, qualche volta, combattere fra di loro e anche mangiarsi fra di
loro…
“Ma perché?”
Non
lo so.
Si
sa solo che è in questo modo che il nostro mondo continua ad essere pieno di
vita…
“…mmmh….”
In
ogni modo, un giorno alcune di queste biglie sono riuscite a trasformarsi in
uomini e donne…
“Davvero?”
Proprio
così!
E
pensa: ogni uomo e ogni donna porta con sé un sacchettino di biglie!
“E cosa fanno con le
biglie: ci giocano?”
In
un certo senso…
In
realtà le “uniscono”, o almeno ci provano.
“E come fanno?”
Succede
che quando un uomo ed una donna si incontrano e si innamorano, spesso scelgono
di aprire il loro sacchettino di biglie, ne estraggono due a caso e provano ad
unirle…
“Ma mamma, perché le
scelgono a caso?”
Le
scelgono a caso perché non possono fare diversamente, purtroppo il sacchettino
con le biglie compare solo se sono al buio più completo e, al buio, non è
possibile vedere quale biglia si prende.
“E come fanno a sapere se
stanno prendendo quelle giuste?”
Non
lo sanno.
Loro
provano a prenderle e sperano con fiducia e coraggio che possano fondersi.
“E se non riescono a
prendere nessuna biglia?”
Se
non ci riescono, non accade nulla…
“Ma così ci rimarranno
male!”
E’
possibile che ci rimangano male… anzi, certamente saranno delusi, ma possono
aspettare che cali nuovamente il buio e possono riprovare… con fiducia,
speranza e coraggio.
“Ma perché servono la
fiducia, la speranza e il coraggio?”
La
fiducia serve per trovare il coraggio necessario a sopportare la delusione di
non aver pescato nulla o d’aver pescato le biglie sbagliate, la speranza serve
per sopportare l’attesa fra il momento in cui si tenta di pescare e quello in
cui si scopre cosa si è pescato…
“E quando l’uomo e la donna
riescono a pescare una biglia cosa succede?”
Quando,
sia l’uomo che la donna, riescono ad estrarre una biglia ciascuno dal loro
sacchettino, diventano la mamma e il papà di un bambino.
“Che bello mamma! Allora io
sono la tua biglia insieme a quella di papà!”
Esattamente,
amore, tu sei le nostre due biglie fuse insieme, perché tuo papà ed io, molto
innamorati, una notte al buio, abbiamo scelto con coraggio di provare ad
estrarti dai nostri sacchettini, eravamo pieni di fiducia e speranza e sei
arrivato tu!
“Ma perché non sono come
gli altri bambini? Perché non ti posso abbracciare?”
…Non
lo so…
So
che le biglie sono molto delicate, non basta che si fondino, devono anche
trasformarsi magicamente, tante e tante volte, fino a farti diventare un bambino
vero e devono impegnarsi molto, devono faticare ed avere molte energie.
Trasformarsi
non è cosa da poco…
So
che a volte alcune biglie, anche se mamma e papà si amano molto e desiderano
tanto un bambino come te, fra di loro non vanno molto d’accordo e anziché
impegnarsi per farti nascere sano e bello, si combattono e… si annientano…
“E cosa succede allora?”
Succede
che il bambino non nasce… o meglio, muore.
“Allora io sono fatto di
due biglie che non vanno d’accordo…”
Sì,
amore: tu sei fatto di due biglie così.
“…come sono triste…”
Non
devi essere triste!
Vedi,
tu non sei meno importante di altri bambini perché è questa la natura delle
biglie sulla Terra: loro ci sono per diffondere la vita e nell’unirsi e
riunirsi, riescono a dare vita ad esseri viventi sempre migliori… certo non
possono lasciare che nascano esseri viventi del tutto incapaci di vivere.
La
tua grande importanza sta nel tentativo di averci provato.
Anche
tu hai avuto coraggio e fiducia nella vita e la speranza di farcela!
Pensa
se mai nessuna biglia avesse avuto il tuo coraggio di unirsi con un’altra e
trasformarsi e trasformarsi ancora… ora noi non saremmo qui a parlarci.
“Ma come faccio ad essere
vostro figlio se non posso vivere?”
Noi
genitori proviamo ad unire le biglie… le biglie provano a vedere se sono adatte
le una alle altre… intanto tu diventi nostro figlio, lo sei perché di fatto due
biglie si sono unite e quelle biglie appartenevano a noi. Non devi per forza
vivere per essere nostro figlio…
Ti
ricordi che ti ho parlato di Dio?
“Sì, l’omone barbuto e
vecchio…”
Proprio
lui…
Lui
osserva e prega, ti ho detto.
Ebbene
lui è il legame fra noi, lui ti guarda e mi guarda e mentre lo fa, noi ci
possiamo guardare.
Lui
mi parla e ti parla e mentre lo fa noi ci possiamo parlare…
Ecco
che, anche se le biglie che abbiamo estratto papà ed io non ci possono portare
ad abbracciarti veramente, c’è qualcuno che è capace di farcelo fare
virtualmente.
“Ma mamma… se io non sono
lì con te, allora dove sono?”
Non
lo so amore…
Ma
abbastanza vicino, credo, perché posso sentirti…
Forse
ti sei fatto piccolo piccolo, e ti sei infilato nel mio cuore e in quello di
papà.
“Mamma, ma Dio non può
farmi tornare? Se mi pensasse intensamente? Se mi osservasse intensamente?”
Non
può amore, Dio osserva e… prega. Che io sappia può far solo questo.
“Ma io ho ancora coraggio!
E fiducia! E speranza!”
Lo
so bene, amore… e l’abbiamo anche noi!
Non
so perché non basti, è questione di biglie, non dipende da noi…
E’
accaduto questo e dobbiamo avere tutti e tre, tu, papà ed io, lo stesso
coraggio per accettare questa realtà, la stessa fiducia per non perdere mai il
coraggio e la stessa speranza perché questo basti per sentirci in pace.
“Mamma: tu rispondi quasi
sempre ‘Non lo so’, perché?”
Perché
davvero non so dare risposta alle tue domande…
Una
domanda però te le faccio io: è così importante che tu abbia queste risposte?
“Non lo so, mamma…”
Vedi,
amore, è proprio questo il punto… noi veniamo da un “Non lo so” e andiamo verso
un “Non lo so”, ciò che conta è che adesso sappiamo di essere qui, tu ed io,
grazie a Dio che ci fa da interprete…
Noi
resteremo sempre insieme, sempre vicini, sempre legati… anche senza abbracci,
quelli veri, noi saremo sempre una famiglia.
Ti
voglio bene, piccolo Noah.
Mamma
(tratto da "Questione di biglie")Etichette: 15 ottobre, aborto, lutto, lutto perinatale, maternità interrotta, questione di biglie