Maternità: lo è anche quella interrotta

La perdita di un figlio durante l'attesa, di solito, quando è considerata, sta in una sezione a parte.
Eppure anche l'attesa di un figlio che muore è maternità.
O meglio, è considerata maternità fino all'evidenza della morte di questo figlio.
Poi si trasforma in aborto, perdita, interruzione, morte... e viene relegata in una sezione a parte.

La morte rattrista. Come negarlo? 
La maternità rallegra, quindi non si sposa con la morte...
Invece molte maternità vedono un epilogo nefasto e oltre a vivere il dolore, subiscono la messa a parte (nel migliore dei casi), se non la negazione.
Io sono anche la mamma di due figlie che non ci sono.
Ho vissuto due maternità distinte, faticose, ma felici, di due figlie che sono morte prima di nascere, ancora prima che si guadagnassero il diritto di essere considerate le nostre figlie, eppure abbastanza da dover essere partorite.
Loro stavano nello spazio di mezzo tra la vita e la non vita.
Dipende dai punti di vista... dipende dal bisogno di altri di negare per non confrontarsi con una realtà che esiste molto più di quanto si sappia e si dica.
Le mie figlie hanno un nome, ce l'hanno perchè lo avevamo già scelto per loro.
Le mie figlie hanno una tomba e una lapide, perché ci siamo battuti per dare loro l'unica cosa che potevamo: la sepoltura.
Ho pianto moltissime lacrime, perchè la morte fa male e quella di un figlio devasta.
Però sono la loro mamma: una gioia immensa!
Sono stata la madre di tutti i figli che ho desiderato: sono arrivati tutti! Una grande fortuna.
Ho partorito per davvero: loro sono arrivate come natura vorrebbe. Non ho potuto vivere la stessa esperienza per i figli che vedo crescere.
Ho imparato ad essere madre anche di chi non c'è e anche questo mi rende la persona che sono.
La maternità ha molti aspetti, considerare anche quelli meno idilliaci ci rende più veri.

Ieri ho condiviso il mio post sul 15 ottobre (giornata internazionale del lutto perinatale), introdotto da un inciso:
Parliamone, non solo oggi!
La Dottoressa Arianna Cosmelli (psicologa perinatale) ha risposto così:
Sempre, soprattutto se per qualunque ragione ci si occupa di gravidanza. Sarebbe fondamentale, parlandone, non trattarlo come argomento a sè, ma integrarlo nel più ampio discorso dell'inizio della vita, come in realtà è.
Spesso mi sono sentita dire di dover scindere bene le cose nella gestione della pagina sulla perinatalità. Io lo trovo ingiusto e non corrispondenta al vero.
C'è molta strada da fare nell'ambito del lutto perinatale, tante resistenze da abbattere, tanti tabù da sfatare. 
Le persone come Arianna, direttamente sul campo, in prima linea, sono capaci di farmi pensare che ci sia spranza...


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