Dio è stanco

Dio ha più di 2.000 anni. E' vecchio... e stanco. Non è più attento come da giovane, così...

...prendiamo quello che viene.

Questo il commento del contadino, nostro vicino di casa, dopo le piogge dei primi di novembre. Sconfortato per i tanti muretti crollati e per i raccolti andati male, tutti: uva, castagne, olive...
Ieri l'ho incontrato nuovamente, non lo vedevo da una settimana, il tempo della nostra reclusione: con l'Allerta non si esce. Col disastro che c'è stato, ancora meno.
Scuoteva la testa, con un sorriso amaro:
E' tutta terra che se n'è andata. Noccioli, castagni...
So cosa intende... sono risorse perdute. Fianchi strappati alla montagna con lacrime e fatica, irrimediabilmente persi. La terra qui non è fango. La terra è vita.
E' un panorama ferito che non è più come lo si conosceva. 
Ci sono voluti quasi tre giorni per liberare dal fango una delle due strade principali che ci portano in fondovalle.
L'altra è messa perfino peggio.
Con la pena nel cuore mi accingo a risalire la montagna, per poi ridiscenderla e raggiungere il paese.
Non si può raccontare... Bisogna vedere.
Non si può nemmeno fotografare: l'entità dei danni non sta nel quadrante della fotocamera.
Sono chilometri di frane. Rimosse alla buona, tanto da passare, perché ovunque c'è bisogno di intervenire e velocemente.
La macchina dei soccorsi ha funzionato e bene! Il Comune è presidiato 24 ore al giorno, hanno fatto il meglio che potevano, nemmeno per un momento ci siamo sentiti da soli. 
La strada è un fiume di fango, solo a tratti un po' più pulita. I versanti sputano ancora acqua. I rigagnoli concorrono a ripulire la strada. Là dove la strada non è invasa dalla montagna, è scesa, perdendosi in basso.
Arrivo in paese, mi sembra d'averne abbastanza, invece lo scenario resta quasi lo stesso fino al mare. 
Circa 20 chilometri, dall'entroterra al mare, hanno lo stesso aspetto. Fango e la vita delle persone accatastata lungo i bordi delle strade. Volontari, esercito, protezione civile. Ci sono tutti. A spalare e portar via pezzi di vita. 
Se i boschi fossero puliti... se le campagne non fossero abbandonate... se... se...
Forse. Forse ci saremmo allagati di meno, ma a vedere cosa è crollato e come, vien da pensare che sarebbe crollato comunque.
Evento eccezionale.
Un evento è eccezionale quando accade eccezionalmente. Là dove diventa la norma, occorre arrendersi all'evidenza ed escogitare altri modi di adattarsi ad esso. 
Dubito che si possano chiudere i rubinetti al cielo... 
Però possiamo prendere atto che quando emettono un'Allerta idrogeologica è facile che pioverà a secchiate. Magari non ovunque, ma là dove colpirà, lo farà duramente.
Quindi occorre stare a casa. Smettere di lamentarsi che le scuole sono chiuse e rallegrarsi perché ci hanno avvisato per tempo. 
Il lavoro... certo, bisogna andare a lavorare: dove lasciare i bambini se le scuole sono chiuse? Ecco, bisognerebbe fare un salto di qualità e stabilire che le attività non indispensabili (ospedali, forze dell'ordine e protezione civile), devono restare chiuse. 
Il profitto... non è il profitto l'obiettivo? Beh, se tutti sono chiusi, nessuno ne farà a discapito di altri (fifoni o prudenti?): recupereremo comprando di più ad allerta scampata!
E' andata bene (si fa per dire) ancora una volta, perché l'inondazione è avvenuta di notte. Non immagino cosa sarebbe successo se il fiume in piena che ha allagato Chiavari fosse arrivato alle quattro del pomeriggio...
Ci sono eventi sui quali non abbiamo alcun controllo. 
Siamo rimasti basiti di fronte alla casa portata via dalla frana a Leivi. Altre due persone che non ci sono più. 
Una pena infinita... e la terribile considerazione che anche la casa può non essere un luogo del tutto sicuro.
Adesso facciamo il conto alla rovescia. Ancora poche ore alla nuova Allerta emessa.
Il generatore di corrente è a portata di mano. La scorta di acqua fatta. Quella di legna pure. Cibo per diversi giorni. Candele posizionate.
Teniamo gli occhi puntati al cielo, sperando che Dio abbia un sussulto di ringiovanimento...

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