altrimenti detto passeggino...
Sig. Gino ha spesso cambiato connotati:
maniglie separate, maniglione unico, maniglione unico e reversibile,
telaio cromato, chiseneimportadelcoloredeltelaio, pesante, leggero,
super leggero, reclinabile, semi reclinabile, reclinabile per finta,
chiusura ad ombrello, a libro, nuovo, usato...
Si chiama Gino da quando abbiamo preso una certa confidenza: dobbiamo convivere, in qualche modo, lui ed io.
Lui che è da camallare. Lui che è da oliare, lavare, vestire dell'abito adatto ad ogni stagione.
Lui
che quando rientra è l'unico a non avere imparato a pulirsi i piedi.
Lui che non avvisa quando si inceppa e capita di ritrovarsi davanti alla
porta dell'ascensore, col neonato in braccio, doverlo chiudere con una
mano quando ce ne vorrebbero due, perché non entra e non c'è verso di
farlo entrare: lui senza pietà per dispetto si inceppa. Così dal quarto
piano chiedono chi è quello scellerato che ha lasciato aperte le porte
dell'ascensore, ma no, nessuno, sono io che discuto con Gino e alla fine
lo ricatto. Hai tre opzioni: o ti chiudi, o entri, o ti lascio qui!
Intanto mio figlio ed io ci saltiamo sopra con tutto il nostro peso e
Gino ha chiaro chi comanda: lui.
Gino
che in casa occupa più spazio di una tata, che in bagno non entra, che
per le scale vuole essere preso in braccio, che se non lo doti degli
accessori vento, pioggia, sole, sete, gioco, nanna, cambio, si sente
inferiore ai simili che incrocia per la strada: loro, le astronavi, lui
lo sfigato.
Gino che coi
manici separati, la chiusura ad ombrello e il telaio cromato, era
splendido... cappotta anti pioggia, tendalino antisole, coprigambe e
borsa abbinata. Peccato che in versione invernale non si chiudesse per
eccesso di imbottitura, peccato che non entrasse nel portabagagli,
peccato che pesasse quanto una coppia di gemelli obesi.
Lui, infame! Mi ha conquistata per la sua bellezza e mi ha tradita per la sua scomodità.
Gino
numero 2 è stato il mio vero amore... Lui sapeva vestirsi come una
culla. Maniglione unico, orientabile, reversibile... Ganci porta borsa,
ganci porta ovetto... un gingillo!
Peccato pesasse come tre gemelli obesi...
Prendi
Gino, svestilo che sennò non si chiude (anche lui), chiudi Gino,
depositalo nel portabagagli (a sua totale e completa disposizione, che
dopo di lui non entra nemmeno uno spillo!), che stia comodo, altrimenti
si indispettisce e senza che te ne accorga volta appena la ruota in
prossimità del bordo, quel tanto che basta perché tu non possa chiudere
il portabagagli. Allora riprovi e lo sportellone torna indietro. Intanto
hai fretta, che è proprio la fretta a impedirti di dare il giusto
ordine alle priorità: prima Gino e i suoi accessori, poi il bambino. Il
bambino può attendere e intanto si abitua a dare il giusto rilievo a
Gino.
Gino è il primo ad uscire dall'auto. Gino è il primo ad essere vestito, orientato e sistemato.
15
chili di ferro e imbottiture giù dall'auto, togli la sicurezza, apri
con cura che altrimenti si inceppa, orienta lo schienale, rassetta la
cappotta, orienta il maniglione, blocca le ruote... Poi il bebé.
Okay Gino, sii buono e fai del tuo meglio: si va!
Il
marciapiede è troppo stretto... non abbiamo altra scelta che rischiare
la vita in mezzo alla strada e Gino è il primo a scendere: se avrò cura
che non investano lui, forse tornerò a casa ancora con un figlio.
Coraggio
Gino: senza paura! Gino scende e si pianta nella buca sotto il
marciapiede. Colpo di reni e fuori dalla buca: avanti lungo il nostro
safari!
Meno di mezzora e
mi ritrovo a spingere Gino fra le buche con una mano (grande Gino che
hai il maniglione!), mio figlio nell'altro braccio, ma ancora non mi
capacito: com'è che solo il mio Gino non riesce a fare il suo mestiere?
Che gli manca? Forse non lo gratifico abbastanza? Oppure è una questione
di risorse?
Sempre colpa del vile denaro!
A me che sembrava una follia investire per Gino perfino più che per la nostra ultima auto!
Come si dice: chi si somiglia si piglia! Si vede che me lo merito il mio Gino...
Di
figlio in figlio, di Gino in Gino, ho trovato la mia sintesi: il posto
di Gino è il portabagagli. Una specie di rassicurazione per me: quando
avrò voglia di spingerlo un po', potrò sempre tirarlo giù e prendermene
cura.
Ai miei figli di
Gino non è mai fregato nulla. Loro hanno le braccia buone di mamma, il
pavimento, le sedie, il divano, il letto e tutto un mondo da scoprire:
che se ne fanno di un surrogato a quattro ruote in cui devono stare
legati come arrosti? Hai voglia a fare corse per far provare loro
l'ebrezza dell'aria sul viso! Hai voglia di offrire loro la sensazione
di vuoto nello stomaco facendoli cadere indietro quel tanto che basta! A
fine corsa, Gino torna a dover essere spinto vuoto...
E' stato più facile trovare marito... il mio Sig. Gino ideale ancora non è nato.
Oh... Gino, Gino... perché non sei tu Gino?
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