Ok,
lo ammetto, amo sbirciare tra le pagine dei libri, mi piace aprirli a
caso per scovare subito il capitolo perfetto, la frase che colpisce, il
pensiero che mi strappa una lacrima, è così che son finita a pagina 88
del libro che definirei “a tutta mamma” che in questi giorni allieta le
mie notti insonni, insonni perchè ho caldo, insonni perchè quel bambino
che dorme con noi nel lettone non è poi come suo fratello e la paura fa
90 quando si muove ed ho il terrore che cada giù dal letto, ecco, mio
figlio dorme nel lettone, erroraccio penserete, erroraccio si lo so!
Professione MAMMA :
“La vita ha più fantasia di me e arriva una bambina, con lei finisco
nella solitudine più nera, non è vero che con lei posso condividere
tutto, ma con lei subisco tutto. Io non so fare la mamma! Non condivido
tutto con lei ma sono fagocitata da lei, intorno a me il caos,cerco di
mettere insieme i pezzi invano. Lei cresce nonostante me e nonostante la
mia inadeguatezza”.
Mi ha colpito,
questo paragrafo mi ha colpito, oserei dire “colpita e affondata”. Son
tornata in dietro di qualche anno, esattamente a 7 anni fa e ho sentito
un pò mie quelle emozioni, quelle paure, ho sentito mio quel senso di
inadeguatezza, immenso senso di inadeguatezza che mi ha reso debole e
vulnerabile, senso di inadeguatezza che ha frantumato le mie certezze,
esattamente 7 anni fa io mi son sentita come Erika Zerbini, l’autrice del libro Professione mamma.
Ok,
il mondo è bello perchè vario e son sicura che non tutte le mamme alle
prese con i primi pannolini, pappine, notte insonni e pianti disperati
si son sentite imperfette. Molto spesso le mamme le guardo, le osservo
dal pediatra, in farmacia, al parco, sembrano quasi tutte così sicure,
così perfette, tanto che molto spesso mi son chiesta se l’imperfetta e
l’incasinata sono solo io, poi Erika con il suo libro mi apre un
mondo( non ho letto molti libri mammeschi), lei lo ammette, lei lo
scrive su un libro, lei fa mea culpa, poi si mette a nudo, senza paura
descrive e si descrive, descrive il suo essere madre, descrive sua madre senza aver vergogna di scrivere di lei: “non mi manca mia madre”, ma come, non gli manca sua madre? Scrive di quanto sia stato tutto più semplice con la sua seconda bambina: “
lei che viene dal tumulto, ne porta con se il disagio, fatico a
rimproverarla, anche quando dovrei, perchè lei è come vorrei tanto
essere io, Rebecca è la medicina: troppo piccola per le cose grandi,
troppo grande per le cose da piccoli”, poi del suo maschietto scrive:
Tristano è voglia di vivere, insieme al terrore di morire, per me un
amore viscerale che fa bruciare la pelle, battere il cuore e fermare il
respiro”. Erika, madre anche dei figli che non ci sono, di loro racconta: “ho partorito solo chi non ho, chi vorrebbe essere madre di un figlio che muore? Ho rischiato di perdermi, ci sono andata così vicina da tremare di terrore”.
Ok,
sono stata travolta da questo libro, io che scrivo e cerco di
travolgere… Un bel libro, lo ammetto, e nessuno qua mi paga per scrivere
che ho tra le mani le emozioni di una madre che alla fine è madre
proprio come me.
Erika in questo libro descrive tutti,
descrive proprio tutto, descrive anche la morte: “la morte è accettabile
se se ne trova un senso”, Cosa significa diventare mamma? La maternità è
un istinto che si impara? Mamme si nasce o si diventa?
“ Sdraiarmi sconvolta a tarda notte nel letto e chiedermi:quando cresceranno? Speriamo presto! Meglio mai…” Professione MAMMA
Complimenti
mamma Erika! Travolta dalle tue parole son rimasta a tratti senza
fiato, commossa e felice di avere il tuo libro ti auguro il meglio.
Ecco,
nessuno a fine mese stacca un assegno e ci paga per tutto ciò che
facciamo e nessuno ci insegna ciò che da sole sfasciandoci le ossa e a
volte anche il cuore dobbiamo imparare, nessuna scuola, nessun corso,
eppure noi una professione l’abbiamo, tenere in piedi tutto senza
chiedere in cambio nulla è la professione più difficile ma appagante di
questo modo, la nostra è professione MAMMA! (Sabina B.)