Mi chiamo Tristano e mi sento molto bene

Come al solito la mamma esagera... non è vero che mi sento molto bene, in questi giorni ho il raffreddore, ma di solito sto bene.
Mi chiamo Tristano, Tristano Enea per la verità.
Ormai ho imparato a pronunciare bene il mio nome, anche se quella erre noiosa mi da del filo da torcere...
Mamma dice che sono proprio tale e quale a Tristano!
Ogni volta mi racconta che Tristano non significa triste: figuriamoci se mi avrebbe dato un nome con un simile significato!
Eh, però lo dicono in tanti: "Che nome gli avete dato, povero bambino!" 
Poi la mamma mi guarda e io le sfodero tutto il repertorio dei sorrisi... qualche volta anche un abbraccio e un ti voglio bene, eh, che con quello vado sempre forte!
E lei risponde sicura: "Il suo!"
Dice che sono tutto, proprio tutto quanto il mio nome: sono impetuoso, la sua rivolta al lato oscuro della vita e il tumulto costante del suo cuore.
Non ci ho capito gran che, ma penso voglia dire che il mio nome mi rappresenta pienamente. 

Il mio nome mi piace, lo pronuncio con orgoglio e anzi, se qualcuno si azzarda a chiamarmi in un altro modo, subito lo correggo! Io sono Tristano, ma proprio Tristano.
Però deve essere piuttosto difficile questo mio nome...
Alle mie sorelle capita sempre la classica scena da supermercato, quella in cui qualcuno divertito si ferma a guardare mentre acchiappo le caramelle dai dispenser intorno alla cassa, oppure lancio le uova verso la cassiera, oppure mentre pigio i pulsanti del POS; quando la mamma cerca di distrarmi senza successo, gli spettatori divertiti dal mio show non possono fare a meno di domandare: "Ma come si chiama questo bel bambino?"
Allora le mie sorelle si guardano e tirano a sorte per chi deve rispondere, che sia la grande o la piccola però la storia non cambia: partono da lontano e scandiscono bene ogni sillaba, TRI, come se stessero parlando con uno piuttosto duro di orecchi, STA, oppure con uno straniero, NO.
Immancabilmente lo sconosciuto strizza gli occhi, aggrotta la fronte e chiede: Cristiano?
Ma per carità!
Loro scuotono la testa e niente, è andata male anche sta volta...
Altre volte capita di scandire a donnine di mezza età ed è meraviglioso quando capiscono e subito aggiungono compiaciute: "Oh.... ma pensa, la mia cagnolina si chiama Isotta!"
Sono momenti (quelli) imperdibili, mi volto subito verso la mamma e prego che non si lasci sfuggire l'occasione... dai mamma, dillo, dillo!
Per ora l'ha detto solo a papà: "Ci pensi? Quella chiama il cane con un nome da donna e gli strani siamo noi..."
Vabbé, ma non è mica finita qui.
Vuoi che manchino quelli che chiedono quando pensano, i miei, di farmi una bella Isotta?
E mia madre ridendo, per non azzannare, risponde sicura: "Se la troverà la sua Isotta, mica era sua sorella!"
Una volta ho sentito confabulare i miei, non so quale vecchietta aveva detto loro che su retequattro stavano trasmettendo una telenovela in cui c'era un Tristano protagonista.
"Alé - diceva la mamma - stai a vedere che di qui a 10 anni ci saranno più Tristano che Andrea e ci toccherà pentirci d'avergli dato questo nome!"
Sì perché la mamma ci tiene parecchio a questo fatto del nome, continua a ripetere che è l'unica cosa che possono scegliere loro per noi figli, poi, di lì in avanti è tutto un loro adattarsi alla nostra natura.
Perciò i miei si sono spesi parecchio dietro questa scelta, eh!
Mi ricordo la mamma, la ricordo perché ero con lei quella sera, io stavo a sfregolare nella pancia, mentre lei non riusciva a prendere sonno perché doveva proprio trovare un nome adatto a me.
Ce ne stavamo raggomitolati nella poltrona, col libro dei nomi in mano, nel cuore della notte, avvolti nel plaid. Siamo stati lì finché non ha trovato Tristano: un eroe, impetuoso, valoroso, coraggioso, forte e sano. Così ha trovato me.
Perché è questo che andava cercando fra le pagine di quel libro: lei cercava il pezzetto del suo cuore tutto per me. Poi, quando ha deciso che io sarei stato questo io, quel pezzetto di cuore l'ha ceduto e ora è mio, definitivamente mio.
Eppure qualcuno addirittura mi trasforma in qualcun altro.
Come quella volta alla visita in ospedale: Tristano Enea è diventato Enea e basta, meno male che ci hanno attaccato il cognome, altrimenti la mamma sarebbe rimasta ad aspettare che chiamassero me, non certo Enea!
E così all'asilo.
Ho una tasca per gli avvisi tutta mia, un cassetto tutto mio, un appendino tutto mio e sopra c'è scritto Enea.
Alle insegnanti mamma ha detto che io sono Tristano Enea e loro sono rimaste stupite: davvero?
"Ma come - dice mamma - abbiamo bimbi provenienti da tutto il mondo chiamati coi loro nomi e lui che ha un nome italiano...?"
In ogni modo vorrei rassicurare tutti: mi chiamo Tristano, non sono triste normalmente, anche se a volte faccio di quelle scenate a base di pianto e rotolamento su pavimento gelato, talmente da manuale, che di solito la spunto!
Mi chiamo Tristano e forse non sposerò una Isotta, soprattutto perché ad oggi le uniche che ho incontrato erano cani.
Mi chiamo Tristano e sono castano, di bell'aspetto e anche simpatico, se mi ci metto, un po' alla Bread Pitt in Vento di passioni o alla James Franco in Tristano & Isotta, mamma dice di lasciar perdere la telenovela di retequattro... per il mio bene.

Mi chiamo Tristano e mi sento molto bene, davvero non saprei se starei meglio se mi chiamassi Andrea, Luca, Giuseppe o Alessio. 
Piuttosto rifletto su ciò che mi ha detto la mamma: perché i Flavio non sono tutti biondi? I Claudio non zoppicano tutti? I Biagio non sono tutti balbuzienti? Ed esistono anche dei Cesare stempiati?
Mamma dice che sia perché ogni genitore sceglie il nome del proprio figlio secondo gusti e criteri personali e la gente in generale ha sempre bisogno di dar fiato ai denti.
E anche questa non l'ho tanto capita...

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