La maternità al tempo del Web

Il web è un luogo strano, immenso e variegato.
Potete trovarci tutto ciò che cercate e insieme non trovare affatto come vi sentite.
Per praticità i filoni di pensiero sono suddivisi in correnti, fazioni, un cancelletto e intere frasi senza spazi. 


Cos'eravamo prima del web?
Eravamo una credenza popolare che si tramandava di madre in figlia, di generazione in generazione e oggi io saprei poco o niente, dato che il grosso della conoscenza è svanito con mia madre, ancora prima che me la potesse raccontare.
Oggi invece so un mucchio di cose, trovo risposte alle domande, eppure...
Eppure non sono mai da nessuna parte: colpa di quel cancelletto e le intere frasi senza spazi.
La maternità è un fatto di natura, tutte noi abbiamo avuto in regalo una bambola da bambine, per giocare a fare la mamma e sognare già il nostro futuro.
Così chi decide che preferisce non avere figli è guardata di sbieco e quando non ci si domanda che cosa avrà di strano, si sente lo spasmodico bisogno di metterla in guardia: Non sai cosa ti perdi!
Ecco lì la prima fazione: #mammaèbello e poi #mammaancheno.
C'è bisogno di combattere, a volte, di definire, dimostrare, proclamare. Per ogni #mammaancheno scivolata nella squadra #mammaèbello, un punto e la dimostrazione #lovedicheavevoragione.
Avere ragione. Chi ha ragione trova sostegno e avvalora le sue scelte. Perché c'è bisogno di ritrovarsi, di non sentirsi soli, sperduti, gli unici. C'è bisogno di sedare l'insicurezza, la paura, gli innumerevoli Non so. C'è bisogno di riconoscersi e fare parte del gruppo, almeno uno.
In fin dei conti ci insegnano questo fin dall'asilo: ci insegnano che occorre trovare le strategie necessarie alla vita in gruppo e il gruppo necessita di uniformità.
Perciò in un gruppo occorre scendere a compromessi: sei una femmina a cui non piace giocare con le bambole e sta volentieri a calciare un pallone? Beh, pentiti e sentiti un maschio mancato. Ahimè.
Questo per dire che il cancelletto ha origini antiche, ma grazie al web oggi è rappresentato da un simbolo preciso.
Le fazioni nella maternità oggi sono moltissime: #partonelbosco, #partoacasa, #partomedicalizzato, #partofanculoaldolorenonmichiamoEva, #partoildoloreèbello, #ioallattonaturale, #ioallattoarificiale, #ioallattoebasta, #piuttostomuoiomaallatto, #fasciaforewer, #fasciamanoquellachepensituionehotrovataunaperfetta, #dormireognunonelproprioletto, #cosleepingforever, #figlilaragioneditutto, #mammamultitasking, #mammachelavora, #mammachelavoro, ecc.
Poi c'è la vita vera, quella in cui il cancelletto serve solo a sfumare le linee nette delle scuole di pensiero.
Ed è proprio in quella zona grigia in cui mi ritrovo più di sovente: io che amo i miei figli, ma a volte ho anche bisogno di stare lontano da loro; io che guardandoli mi sciolgo di tenerezza e talvolta li stamperei in un muro (a mo' di bassorilievo, come dico loro...); io che sono felice del mio essere mamma, ma anche stanca, a volte disillusa, a volte stremata, poi entusiasta.
Perché nella maternità ci sta tutta la vita di tante vite: come si fa a racchiuderla in una o più frasi senza spazi, preceduta da un cancelletto?
E no: non mi rivedo in nessuna fazione, non mi riconosco nei gruppi, sto sempre lì a pensare: sì, però no, ecco, su questo punto non sono d'accordo.
Avrei voluto essere una mamma canguro, ma niente, io sono una mamma senza tasca e con le braccia; avrei voluto partorire in un bosco, ma niente, mi hanno dato più sicurezza una squadra di medici con le cuffiette verdi; avrei voluto allattare al seno, ma niente, col biberon è andata bene lo stesso; avrei voluto continuare a lavorare, ma niente a casa la mia presenza vale di più.
Sono questi i veri compromessi: quelli con me stessa. Quelli attraverso cui mi scopro e mi conosco. Quelli che mi fanno dire che non esistono messaggi assoluti, che le persone vanno ascoltate una per una, che ogni storia ha la sua magia e la sua fatica, che se è andata bene a me, non è detto che ciò possa trasformarsi in una legge universale, che occorre offrire spunti e visioni, poi idee, quindi stupirsi di come ognuno svelerà se stesso, i suoi figli e il proprio futuro.
Quanto sono tristi queste fazioni precedute dal cancelletto! Tristi e sterili.
Quanto ci separano, più che unirci. Quanto ci appiattiscono, più che arricchirci.
La maternità al tempo del Web è un caos di cancelletti, frasi fatte e calderoni che proclamano tendenze. Ogni 10 anni le tendenze mutano: dicono che la mutazione sia fonte di studi e nuove ricerche, oppure del marketing, vai a sapere.
In ogni modo è l'istinto a sapermi guidare: quello non bada al cancelletto, quello mi conduce là dove sono capace di arrivare, coi mezzi di cui di cui dispongo. Vallo a trovare questo istinto nel pieno delle scuole di pensiero!
Ecco, per trovarlo, devo chiudere tutto, abbassare l'audio e concentrarmi su quello che sento davvero.
La maternità al tempo del web è ancora la mia. 
#unaserieinfinitadicancellettichecancellanolelineefralefazionidellescuoledipensierouniversali
E ora divertitevi ad inserire gli spazi dove non ci sono più...

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